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Difesa personale.

Volevo spendere qualche parola per cercare di chiarire il concetto di difesa personale, tema oggi di grande attualità, perché ho notato che molte persone, sebbene a volte, anche iscritti ad un corso di arti marziali o difesa personale, non hanno ben chiaro, almeno a mio parere, cosa sia in realtà e soprattutto come vada appresa e praticata.
Essenzialmente credo che il primo requisito per poter comprendere la difesa da strada sia averla ” vissuta” in realtà, cioè sulla propria pelle, chi ha avuto la sfortuna di aver vissuto situazioni pericolose, risse o comunque abbia almeno ricevuto qualche cazzotto in faccia ha certamente ben chiaro nella propria mente cosa accada veramente in caso di aggressione ma soprattutto dentro di noi quando ci troviamo in una situazione di reale pericolo, con questo non intendo dire che bisogna essere per forza nati e cresciuti in quartieri malfamati o bassifondi per sapersi difendere per strada ma certamente avere già conosciuto queste situazioni aiuta, naturale detto ciò comprendere che se il nostro istruttore, per quanto certificato e diplomato da questo o da quel maestro, da questa o da quella associazione o federazione, non si è mai trovato, nel corso della sua vita a dover combattere veramente o comunque coinvolto in situazioni pericolose, a dover gestire DAL VERO paura e stress, risulterà evidente che: con tutta la buona fede e suo malgrado, non potrà darci altro che teoria, parole e comunque tutta una serie di principi e tecniche non verificate in realtà e quindi comunque da prendere con cautela e con giusta perplessità (e comunque rispetto) . Per quanto possa sembrare strano, il vero avversario in una situazione realmente pericolosa, l’ avversario più pericoloso siamo proprio noi stessi.
La perdita della lucidità, del controllo e le reazioni avventate, azzardate o addirittura stupide che possiamo avere in preda alla paura o allo stress di uno scontro reale possono rivelarsi molto pericolose e se non avremo cercato di allenare un buon controllo mentale ed emotivo di noi stessi, ogni tecnica ogni principio ogni cosa che avremo imparato in tanti anni di palestra potrebbe rivelarsi del tutto inutile, la paura, lo stress, o addirittura in alcuni casi il terrore bloccheranno la nostra mente e tutto ciò che in palestra ci veniva spontaneo, fluido, veloce, potrebbe essere diventato difficile, inapplicabile, potremmo addirittura non sapere più cosa fare e tutto essere buio dentro e intorno a noi, non a caso nell’allenamento di un arte marziale viene contemplato, esercitato, allenato con grande importanza l’aspetto mentale dell’arte e quindi di tutto il nostro essere.
Per meglio comprendere, l’importanza della mente, dell’ aspetto emotivo e mentale, dobbiamo soffermarci un attimo a riflettere su una cosa: ”l’ abitudine”
In altri tempi, quando l’uomo non viveva nella cosiddetta società moderna e civile, (a mio parere comunque civile solo in apparenza) era quotidianamente a contatto con situazioni pericolose, qualche secolo fa non esistevano le forze dell’ordine, la polizia per intenderci come esiste ai giorni nostri, le persone, fossero guerrieri già avvezzi allo scontro o anche pacifici contadini o artigiani, uscivano comunque di casa sapendo bene che nel loro cammino di ogni giorno, avrebbero potuto incontrare, briganti, banditi, tagliagole di ogni tipo, disposti ad uccidere per poche monete o addirittura per un po di cibo o comunque per le poche e povere cose che la vittima aveva con se,anche i delitti a sfondo sessuale non sono di certo nati ai giorni nostri ma le donne sono sempre state vittime di predatori senza scrupoli e senza pietà.
Il dover quotidianamente affrontare questa paura, implicava, presto o tardi, l’imparare a conoscerla, a dominarla e addirittura ad usarla, cioè a servirsene per saper riconoscere in anticipo, posti, situazioni potenzialmente  pericolose, evitando di trovarcisi in mezzo e studiando quindi tutti quei percorsi e situazioni alternative che ci potevano garantire condizioni più sicure, ancora una volta il conoscere la paura, il viverla e l’accettarla come una normale condizione di vita, la faceva diventare nostra alleata e la rendeva utile e preziosa per la nostra sopravvivenza, questo era allenamento mentale, gestione della paura, dell’emotività e quindi come già evidenziato utilissimo in reali situazioni di pericolo,condizioni queste non più attuali, in quanto (solo in apparenza) sicura la società ed il mondo in cui viviamo, fermo restando quindi il fatto che l’uomo moderno non è più,per cosi dire allenato a gestire ne fisicamente, ne mentalmente ed emotivamente, situazioni di reale pericolo.
Uno dei problemi principali nello studio della difesa personale indipendentemente dallo stile o dall’arte che si pratica è come riprodurre una reale situazione di pericolo nel luogo dove ci alleniamo, cosa,bisogna dirlo molto difficile se non quasi impossibile, a questo proposito dobbiamo anche capire con quale idea ci siamo accostati alla disciplina che stiamo studiando e cosa ci aspettiamo da essa, cinema e televisione infatti ci hanno  dato un’idea totalmente inesatta, per non dire totalmente falsa dell’arte marziale e del suo uso per la difesa personale, quest’idea di invincibilità, di invulnerabilità, questi supermen che a mani nude abbattono decine di avversari armati senza mai essere colpiti o peggio,avendo subito decine di colpi e continuando a restare in piedi danno una visione totalmente falsata di ciò che è veramente, queste prodezze del tutto immaginarie per non dire appunto false, fanno in modo che le persone si avvicinino alla pratica con un immagine in testa totalmente sbagliata e……….molto,molto pericolosa.

L’INVULNERABILITA’NON ESISTE, PRATICARE UN ARTE MARZIALE NON SIGNIFICA ESSERE INVULNERABILI O IMBATTIBILI e in una situazione reale con di fronte qualcuno o più di qualcuno, realmente arrabbiato, infuriato, magari in preda all’alcool o peggio, qualcuno che vuole veramente metterci a terra e romperci le costole a calci, che farà di tutto per colpirci, senza badare alle conseguenze e senza alcun timore, dobbiamo mettere in conto che potremmo essere colpiti e che potrebbe non essere davvero possibile uscirne senza nemmeno un graffio, la realtà non è un film, se l’avversario è particolarmente pericoloso, o non è solo o è armato o tutte queste cose insieme, sarà quasi certo che non riusciremo ad uscirne senza un prezzo da pagare e dovremo pensare che l’importante è ”uscirne” con minor danno possibile,da qui l’importanza della pratica corretta, cioè con un po’ di ”SANO CONTATTO” in palestra, saper sopportare infatti un po’ di dolore, una certa dose di contatto, di condizionamento fisico (pratica,una volta, normale in tutte le arti marziali del mondo) sia pure controllato durante l’allenamento potrebbe rivelarsi importante per non dire fondamentale per strada, ( a questo proposito vedo, con mio grande sgomento, pubblicità di scuole che dicono di fare difesa personale ma permettono e promuovono un allenamento senza contatto, come è possibile questo….?????)
Un attento studio e una corretta gestione e sopportazione del dolore fisico(senza arrivare a livelli di masochismo) e di innalzamento, certamente graduale,della soglia del dolore stesso appunto saranno molto importanti, per non dire fondamentali per un efficace difesa personale, se infatti al primo colpo ricevuto, non sapremo reagire immediatamente ma anzi resteremo paralizzati e/o bloccati dal dolore, sarà la fine, in quanto al primo colpo, si aggiungerà certamente il secondo e forse il terzo e il quarto fino a garantirci sicuramente un brutto risveglio e una lunga degenza in ospedale, se non anche molto peggio.
Da un punto di vista prettamente fisico e tecnico invece, ciò di cui vorrei mettere in guardia il praticante riguarda le cosiddette; ”TECNICHE ACROBATICHE” quali calci alti al viso dell’avversario, calci volanti,in rotazione,tecniche in salto ecc, movimenti spettacolari certo ma davvero poco per non  dire per niente utili e applicabili in situazioni di difesa da strada, tecniche pericolose che ci costringono a stare molto in equilibrio su una gamba sola o in volo senza appoggio ed equilibrio, tecniche in rotazione che ci costringono, sia pure per qualche frazione di secondo a dare le spalle all’avversario, esponendoci ad un possibile, anzi certo contrattacco, oltre a ciò, ogni persona ha a disposizione i mezzi fisici che la natura gli ha dato ed è con quei mezzi appunto che deve potersi difendere, in base anche all’età, al sesso, la corporatura, l’attitudine ecc di certo non si può pretendere che una casalinga cinquantenne, per esempio, possa sviluppare una tale scioltezza articolare da prendere a calci in faccia il suo aggressore come farebbe Van Damme, molto spesso poi la gente pratica queste tecniche senza nemmeno sapere a cosa servivano e perché sono nate, credo pochi sappiano, per esempio che i calci volanti, sono nati ed erano utilizzati in battaglia, quasi esclusivamente dalla fanteria, i soldati a piedi per abbattere la cavalleria, i soldati a cavallo che stavano quindi molto più in alto ed erano difficilmente raggiungibili da terra, molte volte la tecnica volante o in salto era utilizzata per superare ostacoli e/o colpire un nemico nascosto o riparato dietro qualcosa di alto, un muretto, un cespuglio o altro tipo di riparo che doveva essere saltato o scavalcato.
Tutti gli addetti ai lavori sanno molto bene che le tecniche realmente efficaci in difesa personale sono e DEVONO ESSERE estremamente semplici e dirette, per niente complesse e attuabili con i mezzi fisici a disposizione di tutti, calci bassi, alle articolazioni delle gambe o all’inguine, ginocchiate, gomitate, testate, dita negli occhi ecc sono da sempre le tecniche più efficaci e sicure per garantire a tutti un buon grado di difesa personale (vedere il video su youtube:”bravo solo lui”), se infatti per poterci difendere dobbiamo diventare tutti degli atleti o aspettare (se mai riusciremo) di saper fare una divaricata o spaccata sagittale o frontale per poter colpire con un piede in faccia l’avversario è chiaro che saranno ben pochi quelli in grado di poterlo fare, citerò, per concludere, una frase detta da un celebre artista marziale e attore, (lascio agli interessati scoprirne l’identità) che per esigenze di spettacolo ovviamente faceva uso di calci alti e tecniche acrobatiche nei suoi films, per quanto riguardava il combattimento reale invece diceva: Se non cerco di colpire con i miei pugni i tuoi piedi, perché devo cercare di colpire con i miei piedi la tua faccia!
Un altro aspetto importante riguardo alle tecniche da usare in difesa personale è ancora una volta quello mentale, il dover memorizzare e interiorizzare decine, centinaia di tecniche, spesso completamente diverse tra loro e senza un collegamento o comunque dei principi tecnici comuni tra loro, sia pure praticate e allenate per anni ed anni è spesso molto difficile per non dire impossibile da attuare in una situazione di reale pericolo,in tale situazione non avremo ne il tempo, ne la lucidità per poter sfogliare; ”L’enciclopedia” di tecniche studiate e accumulate in tanti anni di sia pure serio studio, per trovare, in mezzo a centinaia, quella giusta per quel particolare momento o per quella particolare situazione, dovremo avere invece a disposizione poche tecniche o meglio pochi concetti, meglio se molto simili tra loro,da poter usare e scegliere rapidamente e istintivamente, per poter fare efficacemente fronte alla situazione di pericolo, il nucleo più antico del nostro cervello, quello preposto alla sopravvivenza, il cosiddetto cervello rettile o rettiliano, quasi certamente infatti, in una reale situazione di pericolo, prenderà il comando, bypassando, scartando nello spazio di frazioni di secondo qualunque movimento, qualunque tecnica, anche allenata per anni, sia troppo complessa o eccessivamente lunga e articolata e privilegiando invece un movimento semplice, diretto e istintivo, fosse anche una rapida fuga.
Dopo tutti gli argomenti affrontati, credo possiamo riassumere che, le difficoltà che incontreremo se affronteremo seriamente lo studio della difesa personale saranno essenzialmente; il domandarci onestamente e con la dovuta autocritica se ci stiamo allenando e preparando nel modo corretto, affinando sia le capacità fisiche che mentali, se cioè curiamo anche l’aspetto emotivo oltre a quello fisico, una domanda che dovremmo anche rivolgerci ogni tanto è: L’arte che sto studiando, al di là che mi piaccia e mi faccia stare bene, che i compagni e il maestro siano competenti, disponibili e simpatici, è l’arte giusta per me e le mie esigenze? Se la mia esigenza è l’imparare a difendermi, l’arte che pratico mi sta dando questo? Mi sta realmente preparando a questo?
La palestra non è la strada, non è un luogo buio e magari poco conosciuto che ci agita, ci preoccupa, ci spaventa e che qualcuno può facilmente usare per aggredirci e nel quale nascondersi,al contrario il nostro luogo di pratica è un posto luminoso, che conosciamo bene, dove sudiamo, fatichiamo certo ma che ci da serenità, che magari frequentiamo da anni e di cui conosciamo ogni angolo.
Il nostro compagno o compagni di pratica, per quanto si allenino e cerchino di allenarci seriamente e quindi di impegnarci durante l’allenamento, per quanto cerchino di colpirci, di metterci alla prova, lo fanno senza alcun malanimo, alcuna intenzionalità ma anzi con lealtà e amicizia nei nostri confronti, in quanto compagni di pratica, fratelli nello studio dell’arte e non vogliono realmente farci del male,metterci a terra e spaccarci le ossa, non ci odiano e in loro non c’è alcuna cattiva intenzione, noi lo sappiamo e questo ci rassicura e fa si che per quanti colpi loro ci tirino addosso, non avremo paura, o forse solo una leggera e naturale tensione,sapendo che basterà dirgli di rallentare,di andare più piano, di non metterci in difficoltà, per uscire subito dall’affanno e dalla tensione.
PER STRADA NON E’ COSI’, il nostro o i nostri avversari vogliono realmente stenderci e non avranno riguardi o pietà per noi e chi è con noi. Guardo sempre con rispetto si intende ma anche con una certa perplessità a quelle tecniche di difesa in cui il nostro avversario, che poi in realtà, come detto prima è il nostro compagno di allenamento e non ha nessuna intenzione di farci davvero del male, ci punta a pochi centimetri dalla fronte o dalla schiena la canna di una pistola, che noi sappiamo bene essere di plastica, di gomma o comunque finta, o quando abbiamo un coltello di gomma anch’esso o al massimo di alluminio puntato o anche premuto contro di noi, un coltello che sappiamo benissimo non essere affilato ma anzi del tutto inoffensivo.
Poi penso a cosa sarebbe, a cosa cambierebbe in noi, nella nostra mente se sentissimo veramente lo scatto del percussore di una vera pistola calibro nove, il colpo che va in canna, pronto a esplodere per darci la morte, guardando il foro di uscita della canna rivolta verso di noi o negli occhi il nostro avversario vedendo occhi che ci raggelano e ci paralizzano o colti di sorpresa, con l’aggressore ormai addosso che ci ha magari parzialmente immobilizzato, sentendo la lama affilata come un rasoio di un coltello o di un vero  rasoio appunto,già appoggiata contro la nostra gola, il nostro stomaco o la nostra schiena, il filo di quella lama che in un attimo, in un solo istante, una frazione di secondo può tagliarci la carne, recidendo muscoli,arterie e vene,provocando morte immediata,più lenta per emorragia o nel migliore dei casi invalidità temporanea o permanente a causa di tendini e muscoli recisi e comunque certamente molti punti di sutura.
Mi domando……??? In un caso simile saremo ancora in grado di usare tutte le nostre tecniche? Tutto ciò che abbiamo imparato in tanti anni di studio?
Tutto sarà ancora così facile e immediato e……...divertente come lo era in palestra? Io temo di no, ma con il massimo rispetto lascio ad ognuno di voi comunque rifletterci su e trarre le vostre personali conclusioni.
Un altro punto sul quale vorrei dire qualcosa è il tempo di pratica, certamente oggi viviamo nell’era del: tutto subito e senza fatica ma dobbiamo cominciare a metterci in testa che non è cosi, non sempre almeno, ci sono ancora delle cose, dei traguardi, delle abilità che per essere conseguite E MANTENUTE hanno bisogno di un’applicazione e di un impegno costante, quindi con la stessa perplessità di prima guardo quei corsetti di difesa personale della durata di poche lezioni o nel migliore dei casi di pochi mesi, con un bell’attestato di partecipazione alla fine che ci da la tranquillità di aver conseguito un risultato, un livello di abilità che potremo mettere in un cassetto insieme all’attestato, pronti a tirarlo fuori per usarlo al momento opportuno senza averne mai tolto da sopra la polvere, se cosi fosse, bisogna anche domandarsi: perché allenarsi per tanto tempo? Perché passare anni ed anni a sudare sotto la guida di un buon insegnante? Perché applicarsi tanto se basta un corsetto di poche lezioni o pochi mesi per essere in grado di difendersi?
Sono forse pazzi tutti quei praticanti che hanno passato e tutt’ora passano anni ed anni ad allenarsi e prepararsi per un confronto che si spera non ci debba essere mai certo ma per essere comunque il più possibile allenati, reattivi, sicuri di se,insomma pronti, in caso di necessità, come ultima considerazione dobbiamo pensare anche al lato opposto della medaglia, cioè se da un lato i corsetti di poche lezioni o di mesi non vanno bene, all’opposto anche le forme troppo tradizionali e quindi composte da decine e decine di movimenti di cui studiare l’applicazione e da cui estrapolare le tecniche, sono solitamente troppo lunghe e complesse e il loro studio richiede troppo tempo per poter avere delle risposte immediate da usare in una situazione reale di difesa per strada,questa è spesso la pecca,almeno per quanto riguarda l’immediatezza e quindi l’efficacia, di stili rimasti troppo legati alla tradizione, conoscere tante forme, non sempre è utile per potersi difendere, le tecniche da usare in caso di necessità devono essere ”semplici” e generalmente di percussione (come ha detto un celebre maestro americano: when in doubt hit, se sei in dubbio colpisci) un calcio ai genitali, una gomitata, una testata, un colpo alla gola, agli occhi ai punti vitali sono le classiche e più indicate, come già accennato prima, risposte a qualunque tipo di attacco, tecniche complesse, acrobatiche o che richiedono particolari doti atletiche non sempre possono essere usate in situazioni di reale minaccia, LE TECNICHE PER LA DIFESA PERSONALE DEVONO ESSERE SEMPLICI DA APPRENDERE E DA USARE.

Concludo queste poche pagine,ricordando ancora una volta che le considerazioni esposte sono mie opinioni personali, frutto di esperienze personali e come tali vanno prese e utilizzate come spunto per riflettere, nel rispetto delle idee e delle convinzioni di tutti.


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